martedì 5 ottobre 2010

VOGLIA DI VITA RUMENA

Ritrovare nel volontariato internazionale quello spirito di accoglienza ed umanità che libera le persone

A volte la mattina mi sveglio, apro gli occhi e vedo la mia stanza vuota e silenziosa, realizzo di aver sognato ancora una volta l’istituto ed i ragazzi che lo abitano ed il gruppo che è partito con me, con il quale ho stretto un legame affettivo ed intellettuale privilegiato. Mi guardo attorno, mi sembra tutto capovolto, vorrei che la realtà vera fosse quella delle due settimane che ho trascorso in Romania, percepisco in me quel desiderio intenso di un nuovo giorno da volontario, di vita rumena. Lascio che i miei pensieri si confondano ai ricordi: si uniscono in un flusso di emozioni travolgente che mi riporta per qualche istante in Romania…
In un angolo nascosto, in fondo al povero paese di Bals nel sud della Romania, dove piccoli commercianti, cani randagi e calessi trainati da cavalli conducono la propria esistenza attorno all’unica strada principale, sorge il Centrul de Plasament “Floare de colt” (stella alpina), l’orfanotrofio dove da anni l’ Associazione Bambini in Romania svolge progetti di volontariato.
L’istituto è una struttura decadente, dal color azzurro pastello ormai scolorito, con lunghi corridoi, piccole camerate, bagni fatiscenti e finestre sbarrate. In questo luogo, più simile ad un carcere o a un manicomio che ad un centro di accoglienza, vivono circa 60 ragazzi orfani. La maggior parte di essi hanno gravi disabilità mentali, non sono autosufficienti né consapevoli della loro situazione sociale e psicologica.
Gli altri sono ragazzi ventenni, sieropositivi, che vivono il trauma dell’abbandono e della malattia consciamente; alcuni di loro vanno a scuola o lavorano, ma sono emarginati della società, con tutte le difficoltà che comporta.
Giungiamo in questo luogo dopo un attento percorso di formazione, ma la realtà non è mai come ce la si aspetta. E così ci ritroviamo, all’inizio un po’ spaesati, in un posto che non ci appartiene ma che per due settimane sarà la nostra casa. Il nostro ruolo di volontari non è pienamente concepito, né forse condiviso dagli abitanti dell’orfanotrofio, ma per tutta la durata della missione diventiamo i “loro” ospiti, viviamo in istituto 24 ore al giorno, mangiando il loro cibo, dormendo sui loro materassi, lavandoci nelle loro docce, condividendo gli stessi spazi ed orari.
La giornata è organizzata in momenti distinti: al mattino verso le 10, ci si trova nel cortile (una spianata di cemento, erbacce e spazzatura) dove si fa gruppo con la carica dei Bans (canzoncine e filastrocche ballate), poi si svolgono attività creative, seguendo vari temi e creando cartelloni, maschere, oggetti semplici e coloratissimi. I ragazzini devono essere seguiti quasi individualmente, alcuni sono molto collaborativi altri più diffidenti e disinteressati, ma ognuno osserva e intraprende il proprio cammino di conoscenza reciproca. La mattinata si chiude verso l’una con attività di gioco e ancora con qualche bans.
Nel pomeriggio alle 16 ci si trova coi ragazzi più grandi, nel loro “Club”, una stanza tutta loro in cui passiamo il tempo giocando a carte, facendo braccialetti, ballando e chiacchierando. Dopo un’oretta si torna in cortile per giocare di nuovo assieme coi più piccoli, organizzando le attività come al mattino. Dopo la cena e una meritata doccia ghiacciata si torna al Club per concludere la giornata con un po’ di danze sfrenate.
Oltre all’attività in istituto il nostro ruolo di volontariato prevedeva anche l’organizzazione e l’animazione per tre pomeriggi a settimana delle attività ricreative e sportive ad Intercampus, dove l’F.C. Internazionale e Pirelli hanno creato un progetto di campi estivi per il tempo libero (simile al nostro oratorio estivo) dedicati prevalentemente a bambini rom e ragazzi di strada della città di Slatina.
Ognuno dei bambini, dei ragazzi che ho incontrato vive una propria storia di sofferenza e disagio, alcuni di loro cercano nel volontario affetto, umanità e attenzioni, altri ti riversano addosso con violenza tutta la loro rabbia, la solitudine e la condizione di una esistenza assurda e incomprensibile.
Da quando sono tornato ripenso spesso alla Romania, mi invade un senso di nostalgia, un desiderio intenso di ritornare in quei luoghi e di rivivere quello che è stato. Prima di riprendere le mie attività, prima di riadattarmi alla quotidianità milanese, cerco il ricordo di quel cerchio di cuori ed anime, unito e stretto in un unico abbraccio attorno alla chitarra che suona. Rivivo la più intima ragione che mi ha portato ad affrontare questa esperienza ed è così, fissando nella mente ognuno di quei volti, puri e semplici, che mi sento davvero libero.

Frammenti di pensieri. Parole tratte da un diario…

“Oggi tripudio di sorrisi. E’ un paradosso che mai avrei pensato potesse realizzarsi così completamente; quando la pazzia diventa realtà, il folle risulta più normale di te e soprattutto quando, vedendo, sentendo e vivendo, ciascuno ritrova in se stesso almeno una parte dell’altro. Chiunque sia quest’altro.
Le persone qui si trasformano. Sono più belle quando danno e ricevono sentimenti umani. E i ragazzi qui sono bellissimi. La magia è che i loro difetti, in un posto come questo, diventano pregi, di quelli che ti sanno stupire, di quelli che lasciano il segno.
Questo è il mio viaggio, questa è la mia Romania”.

“Io non lo so perché, ma un posto così squallido mi fa stare bene e qui senza nulla sono felice, felice perché probabilmente solo a Bals mi sono sentita apprezzata, cercata e stimata per quella che sono, con una tuta da ginnastica addosso senza un filo di trucco, stanca, affamata. Ed è di una bellezza assurda riflettere e toccare con mano, capire come proprio le condizioni più estreme che più ti provano fisicamente così come mentalmente, siano capaci in realtà di tirare fuori il meglio di te. A chi non mi conosce direi: guardami adesso. La mia soddisfazione si riflette in ogni gesto nei pensieri e nelle parole. Nulla potrebbe fermarmi ora, perché ancora una volta la Romania mi cambia, con la consapevolezza che oggi si può sempre essere meglio di domani, ma domani è ogni volta un’occasione per fare più di oggi.
Non è strano? La vita è una chance continua e più ti trovi in difficoltà più possibilità hai di vincere.
Non smetto di stupirmi, forse solo qui, forse per sempre, non smetto di meravigliarmi.
Mancano due giorni, ne sono passati 13 e io li amo. Li amo perché mi tolgono ogni energia e mi riempiono di sorrisi, mi scombussolano e mi spingono ogni giorno a desiderarli. Ancora una volta non so ciò che io lascio a loro ma ciò che loro danno a me, che non voglio dimenticare né forse condividere con nessuno.
E stasera è mio il sorriso di A. e la sua dolcezza nascosta; l’inevitabile talento di L., l’energia che si scatena dal ballo, la complicità della danza; un A. che canta timidamente una canzone, ben attento a non farsi notare; A. che esprime un universo intero con gli occhi e nulla a parole.
Piccoli successi quotidiani di un gruppo di volontari.
A Bals. In Romania. In un luglio qualunque. In un’estate che, forse, cambierà una parte di mondo.
Nopte Buna.”


Tommaso Abbiati
Camilla Tedeschi

2 commenti:

  1. Ciao ragazzi, leggere il vostro racconto è stato bellissimo ed entusiasmante...Anch'io sto per vivere un'esperienza come la vostra nello stesso luogo e so che tornerò arricchita di tanti ricordi e sensazioni che non dimenticherò.
    Avete qualche consiglio da darmi circa il mio approccio con loro??? Aspetto vostri consigli per i quali vi ringrazio anticipatamente!!!
    Buon weekend,
    Paola

    Il mio indirizzo email: grease74@libero.it

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