lunedì 15 febbraio 2010

Prima volta a Triboniano

Dopo 20 minuti di viaggio col mio cinquantino ho iniziato a sentire l'aria gelata che mi pungeva la pelle e mi sono reso conto che la strada che percorrevo era praticamente vuota. Alla mia sinistra c'erano i soliti palazzi milanesi percorsi dalla solita nebbia, mentre alla mia destra una distesa di roulotte e tendoni che percorrevano tutto il viale mi convincevano del mio arrivo a destinazione.
Pochissime persone intorno a me: qualche ragazzo con lo sguardo sfuggente, qualche donna che camminava con aria distratta....
Parcheggio il motorino vicino a una rotonda a 100 metri dal campo e mi unisco agli altri volontari che mi sorridono e insieme ci avviciniamo.
Mi sentivo tranquillo e allo stesso tempo incuriosito delle persone e della realtà con cui stavo per confrontarmi; una realtà che ho sempre creduto così lontana e che invece scoprivo proprio lì, dietro l'angolo.

Passano pochi minuti e quella strada che avevo visto poco prima deserta inizia a riempirsi di bambini che si avvicinano in corsa.
Sbucano da ogni parte come palline da flipper, con la stessa energia che un secco colpo di mano può imprimere a una sferetta di acciaio tanto da indirizzarla verso la buca da 100punti. Iniziano le presentazioni ed è difficile non notare in loro quel desiderio di affetto che avevo già visto negli occhi di quei bambini che avevo avuto modo di conoscere in Romania. Loro però non vivono tra le mura di un istituto: la loro prigione ha pareti trasparenti, come il nulla che li circonda.
Non ho trovato le inquietanti figure di cui si sente parlare nei telegiornali, per strada, a scuola, tra persone che studiano, che credono di conoscere il mondo,
ma che spesso in posti come questo non sono mai venute.
Ho incontrato persone in grado di regalarti un'accoglienza ricca di un calore che la maggior parte delle persone con cui ogni giorno abbiamo a che fare non sarebbe in grado di offrirci.
Mi sono presentato ad ogni bimbo e già il gioco era iniziato. E' stata una stupenda domenica pomeriggio che mi ha fatto dimenticare in un'ora appena il freddo e in pochi secondi le condizioni in cui ogni bimbo è costretto a vivere.
In pochi minuti, infatti, quella rotonda che affiancava una distesa di tende e roulotte, immerse in un paesaggio di rifiuti e sporcizia, si è trasformata in uno stupendo parco giochi. Non c'era miseria, non c'era povertà. C'eravamo solo noi e loro, tutti insieme in un grande gioco.
E in quegli istanti i loro occhi sorridevano ed i miei con i loro e il cielo scuro sembrava quasi dimenticarsi di essere tale: anche lui sorrideva a noi.

Anto Boeri

2 commenti:

  1. Sono stata in Romania due estati fa, e poi mi ero scritta ai corsi per fare volontariato nei campi a Milano. Infine, mi ero tolta dal gruppo perchè non avevo abbastanza tempo. Questo tempo maledetto che non abbiamo mai e che eppure ci lasciamo comunque sfuggire. Non ti conosco, Anto Boeri, ma ti ringrazio perchè leggendoti un po'mi é sembrato di essere stata li con coi quella domenica pomeriggio. Grazie, Nadia.

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